Terminologia in evoluzione riguardante Indica/Sativa
Abbandonare la Vecchia Terminologia
La cannabis è una pianta che da secoli suscita un grande interesse e un dibattito costante. Negli ultimi decenni, la comunità scientifica e gli appassionati hanno cercato di comprendere meglio questa pianta e i suoi effetti sul corpo umano. In questo contesto, l’esperto allevatore Todd McCormick offre la sua visione sulla terminologia in evoluzione riguardante Indica/Sativa. Come uno studioso della cannabis, McCormick ha una prospettiva unica che deriva dalla sua lunga esperienza con la pianta, iniziata nel 1979 durante la sua battaglia contro il cancro e i trattamenti successivi di chemioterapia e radioterapia. Secondo McCormick, i termini Indica e Sativa non sono accurati e la cannabis afghana dovrebbe essere considerata come una categoria a sé stante.
Diversi usi dei termini Indica e Sativa
Piante Indica e Sativa per i coltivatori e consumatori
McCormick spiega che in passato i termini Indica e Sativa venivano utilizzati in modi diversi a seconda che si fosse coltivatori o consumatori. Per i coltivatori, Indica indicava una pianta con foglie larghe, che cresceva compatta e cespugliosa, produceva buoni raccolti e completava rapidamente la fioritura. Al contrario, Sativa indicava piante tropicali o equatoriali con foglie strette, che richiedevano molto tempo per completare la fioritura. Per i consumatori, Indica indicava un effetto pesante, rilassante e non troppo energico, mentre Sativa indicava un effetto più energetico, simile a bere caffè, che svegliava e motivava, oltre ad avere un effetto più psichedelico, che faceva sognare ad occhi aperti sull’universo. Tuttavia, McCormick sostiene che dal punto di vista scientifico, questa terminologia è inadeguata e non racconta l’intera storia.
Origini della nomenclatura “Indica/Sativa”
Carl Linnaeus e Jean-Baptiste Lamarck
Per comprendere l’origine della terminologia Indica/Sativa, dobbiamo risalire al 1753, quando il botanico Carl Linnaeus delineò la tassonomia della cannabis. In quel periodo, Linnaeus conosceva solo una varietà di cannabis: la canapa europea, che veniva utilizzata per scopi industriali, ma non come droga. Linnaeus aggiunse il suffisso “sativa” al nome della pianta, che all’epoca significava semplicemente “crescere” o “sembrare”. Solo nel 1785, Jean-Baptiste Lamarck descrisse una seconda specie di cannabis proveniente dall’India, che veniva utilizzata come droga, e la chiamò “Cannabis Indica”. McCormick sottolinea che il termine “Indica” viene utilizzato in modi diversi in India e che la morfologia delle foglie non racconta l’intera storia. In India settentrionale, lungo le montagne dell’Hindu Kush, si trovano piante di cannabis con foglie larghe ad alto contenuto di droga. Mentre, viaggiando verso sud, a Goa, si trovano piante con foglie molto strette, ma che sono comunque
Importanza dei cannabinoidi e dei terpeni
Influenza dei cannabinoidi e dei terpeni sull’esperienza della cannabis
Gli effetti che si provano durante il consumo di cannabis sono il risultato dell’interazione tra i cannabinoidi e i terpeni presenti nella pianta. McCormick sottolinea che i cannabinoidi sono responsabili di portare l’esperienza a una certa “altitudine”, mentre i terpeni modulano l’intero viaggio. Per fare un esempio, McCormick paragona l’esperienza del consumo di cannabis a un volo in aereo, dove i cannabinoidi rappresentano l’altitudine raggiunta e i terpeni controllano l’intero volo, influenzando l’esperienza complessiva.
Ruolo dei terpeni nell’esperienza complessiva
Ruolo dei terpeni nell’aroma, sapore e effetti psicoattivi
Inoltre, McCormick evidenzia l’importanza dei terpeni nell’esperienza generale della cannabis. I terpeni sono responsabili dell’aroma e del sapore distintivi della pianta e possono influenzare gli effetti psicoattivi. McCormick fa notare che se le infiorescenze di cannabis vengono essiccate eccessivamente, i terpeni possono evaporare, causando la perdita di aroma e sapore. Per sottolineare l’importanza dei terpeni, McCormick menziona la classificazione utilizzata nell’Emerald Cup, una delle più grandi competizioni di cannabis al mondo, che suddivide le varietà in sei categorie di terpeni: mircene, a-pinene, limonene, B-cariofillene, terpinolene e ocimene. Ogni terpene contribuisce in modo unico all’esperienza del consumatore.
Selezione basata sulla qualità e influenza del momento
Come coltivatore, allevatore e consumatore esperto, McCormick consiglia di selezionare e coltivare le piante di cannabis sulla base delle loro qualità olfattive, come il sapore e l’aroma. Invece di concentrarsi esclusivamente su alti livelli di THC, tempi di fioritura veloci e resa abbondante, McCormick suggerisce di valutare la qualità generale dell’esperienza offerta dalla pianta. Inoltre, McCormick sottolinea che è possibile influenzare l’effetto psicoattivo di una varietà di cannabis semplicemente scegliendo il momento di raccolta. Una raccolta precoce produrrà un effetto più leggero e psichedelico, mentre una raccolta tardiva porterà a un effetto più sedativo e rilassante.
Conclusioni e raccomandazioni di McCormick
Abbandonare la vecchia terminologia e comprendere ciò che stiamo consumando
Come coltivatore, allevatore e consumatore esperto, McCormick consiglia di selezionare e coltivare le piante di cannabis sulla base delle loro qualità olfattive, come il sapore e l’aroma. Invece di concentrarsi esclusivamente su alti livelli di THC, tempi di fioritura veloci e resa abbondante, McCormick suggerisce di valutare la qualità generale dell’esperienza offerta dalla pianta. Inoltre, McCormick sottolinea che è possibile influenzare l’effetto psicoattivo di una varietà di cannabis semplicemente scegliendo il momento di raccolta. Una raccolta precoce produrrà un effetto più leggero e psichedelico, mentre una raccolta tardiva porterà a un effetto più sedativo e rilassante.