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01/11/2024
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Blockchain e Cannabis: Rivoluzione nella Tracciabilità e Trasparenza del Mercato | Jurefarm Blockchain e Cannabis: Rivoluzione nella Tracciabilità e Trasparenza
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Cannabis Light: cos’è e casi di utilizzo. Guida completa!
Cannabis light cos’è: l’erba legale è un prodotto e un concetto nato a seguito della l.242/2016 e che è presente pressoché solo in Italia. Devi sapere che nel nostro paese, la legislazione in termini di uso, consumo e vendita di cannabis è ancora in evoluzione e il perimetro all’interno del quale muoversi è parecchio frastagliato.
Attualmente, è ancora possibile acquistare la cosiddetta “cannabis light” che è in realtà canapa industriale, certificata ad uso ornamentale e che prevede un bassissimo dosaggio di THC.
Quindi, qual è la situazione italiana in merito alla cannabis light? Di cosa si parla quando si tratta di questo prodotto? Abbiamo provato a riassumere l’iter che la cannabis light ha avuto in Italia, provando a rompere il muro eretto dal retaggio del proibizionismo
Cos'è la cannabis light in Italia?
La cannabis light è il nome accattivante che l’Italia ha voluto dare a dei prodotti derivanti dalle piante di cannabis sativa l. con bassi livelli di THC questo probabilmente il motivo del suo “nomignolo” anche se Il THC è il composto psicoattivo che determina l’effetto psicotropo o “sballo” nella Marjuana, la cosiddetta droga leggera da non confondersi con questo prodotto che più che light dovrebbe chiamarsi “zero”
Devi sapere in ogni caso che la canapa e la marijuana sono effettivamente la stessa tipologia di pianta, tuttavia, nel primo caso rientrano quelle piante che non presentano più dello 0.2 – 0,6% di THC. Una percentuale davvero molto bassa! Così bassa che la sua circolazione non si può considerare pericolosa e gli stati di tutta Europa hanno consentito che negli ultimi anni venisse venduta liberamente.
Quindi, i prodotti di cannabis light che circolano in Italia per qualche tempo hanno un contenuto di THC veramente basso. Infatti, anche se molto simile la cannabis light è ben lontana dai prodotti a base di erba legale con livelli di THC dal 15% al 35% che si possono trovare in alcune zone degli Stati Uniti.
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L’iter della cannabis light in Italia
La cannabis light è un prodotto che può essere paragonato per certi versi ai prodotti CBD disponibili negli Stati Uniti. Queste alternative si sono diffuse in maniera capillare nel territorio statunitense in seguito all’approvazione del Farm Bill avvenuta nel 2018 che ha determinato la legalizzazione della canapa.
Secondo uno studio, in America l’accessibilità su larga scala di questo prodotto ha consentito ai pazienti di rivolgersi meno alla medicina tradizionale per trovare momenti di sollievo.
Tuttavia, la diffusione della cannabis light in Italia è avvenuta in seguito dell’approvazione di una legge italiana e dell’interpretazione di questa legge alla luce dell’ordinamento. Infatti, a partire dal 2016 numerosi imprenditori italiani si sono potuti gettare a capofitto nel business della vendita di prodotti a basso dosaggio di THC, perché il nostro ordinamento non concepisce punizioni per comportamenti non pericolosi e la legge 242/2016 consentendo la coltivazione di queste piante i loro fiori hanno iniziato a diffondersi senza freni, aprendo negozi e sviluppando una vera e propria catena logistica. Per essere considerati rientranti nella categoria di “cannabis light”, i prodotti in questione devono avere una percentuale di THC non superiore allo 0,6%.
Pertanto, nel 2017 i prodotti di cannabis light erano disponibili su tutto il territorio italiano. Invece, a partire dal 2019, l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini ha messo in campo prima un’attività che ha mirato alla repressione di questo settore, seguito dalla sentenza della Corte di Cassazione che decide di esprimersi con una formula poco chiara, un divieto di vendita di tali derivati se non privi di efficacia drogante.
La normativa italiana, si sa, è ricca di scappatoie e di cavilli. Ecco perché nella sentenza si deduce che la vendita di prodotti a base di cannabis è consentita a patto che siano “privi di qualsiasi effetto dopante o psicotropo”.
Riteniamo che Il vero motivo di questa sentenza sia legato a degli aspetti in realtà molto tecnici, ribadendo che questa canapa può essere coltivata esclusivamente per gli usi previsti dalla legge e quindi anche come fiore ad uso florovivaistico/ornamentale, e per poter essere venduta, la legge non lo prevedeva, la sentenza introduce una sorta di “obbligo” per il coltivatore prima e il commerciante poi: devono adottare tutti i mezzi a loro disposizione per garantire che questo prodotto sia un prodotto legale e privo di rischi per la salute.
Conseguenze della diffusione della cannabis in Italia: cosa è successo?
Abbiamo capito che la normativa italiana non è assolutamente chiara quando si parla di cannabis light. Tuttavia, gli italiani le idee le hanno chiare e il desiderio di prodotti di questo tipo è alto.
Uno studio pubblicato da economisti ha analizzato come le vendite mensili di farmaci in Italia tra il 2016 e il 2018 siano mutati in relazione alle vendite riportate dai negozi di prodotti a base di cannabis light, e questi prodotti non sono ancora neanche normati ad uso umano. Infatti in questi anni le migliori aziende sono state da sole a darsi delle regole per adottare mezzi e buone pratiche che possano garantire degli standard qualitativi su questi prodotti.
Questi numeri sono facilmente spiegabili dalle proprietà rilassanti che i prodotti a base di CBD hanno e che sono spesso utilizzati per affrontare al meglio i disturbi del sonno. E importante non confondere quando questi prodotti sono dei farmaci e vengono venduti dietro prescrizione medica da tutti gli altri prodotti come integratori, cosmetici, alimenti che a diverse percentuali e con altre normative di riferimento faranno sempre più parte delle nostre vite. Inoltre, la riduzione della vendita di farmaci come sedativi e ansiolitici, sono spiegati dal fatto che la cannabis e i prodotti correlati vengono proposti come alternative quando i farmaci non sono davvero necessari, facendo sempre cura ad affidarsi ai consigli del medico
La richiesta sempre maggiore di prodotti a base di cannabis light potrebbe provenire dalla necessità di cercare un svago diverso e che attualmente non trovano nella loro quotidianità
La situazione “cannabis” negli altri paesi
In Italia, l’atteggiamento verso la cannabis è di completa avversione. Ci sono sicuramente altri problemi da affrontare, ma il business della cannabis legale potrebbe consentire di creare nuovi posti di lavoro e rimpinguare le casse dello Stato.
In altri paesi dell’Europa, tutto ciò è stato recepito. Infatti, pensiamo a Malta il primo stato a legalizzare la marijuana per scopi ricreativi. Invece, la Repubblica Ceca consente la vendita di prodotti di cannabis light con una percentuale di THC fino all’1%. Invece, in Germania si parla seriamente di regolamentare la cannabis ad alto THC ad uso ludico.
Conclusioni
Insomma, sembra ancora presto per vedere in Italia gli stessi interventi che in altri paesi d’Europa hanno consentito a milioni di cittadini di fare uso di prodotti a base di cannabis light senza temere ripercussioni.
Tuttavia, è una buona notizia che il dibattito intorno a queste tematiche si fa sempre più frequente e l’importanza di un prodotto come la canapa è sotto gli occhi di tutti. Ci dovremmo aspettare in un futuro, speriamo quanto più vicino possibile, che anche l’Italia decida di abbracciare interventi legislativi a favore di questo prodotto.
Rischi ed effetti collaterali
Non è da ignorare, però, che l’utilizzo del CBD può comportare alcuni rischi. Infatti, si tratta di un composto che può interagire con altri integratori o farmaci. Non è possibile sapere se un prodotto è sicuro ed è efficace per la maggior parte delle persone e se effettivamente le proprietà e il contenuto sono quelli indicati nella confezione. È importante sottolineare che chiunque voglia utilizzare il CBD per affrontare patologie gravi in Italia debba prima rivolgersi ad un medico.
Conclusioni
C’è un crescente interesse attorno all’olio di CBD come strumento e prodotto per trattare una serie di condizioni che possono intaccare la salute dell’essere umano.
In Italia, la legislazione su queste tipologie di prodotti non è ancora definita e si dovranno aspettare sicuramente tempi migliori affinché si diffondano come delle normali alternative. Anche negli Stati Uniti, paese rinomatamente più “libertino” sono ancora pochi i prodotti che sono stati approvati dalla FDA.
Con l’aumento della regolamentazione negli Stati Uniti, inizieranno a emergere dosaggi e prescrizioni più specifici. E probabilmente inizieranno ad essere assimilati in paesi “più arretrati” come l’Italia.
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