L’impiego della cannabis nel mondo fino al Novecento
Fino ai primi anni del Novecento la cannabis veniva impiegata in diverse aree del mondo. Utilizzata per diversi scopi e senza particolari limitazioni riguardo la produzione ed il consumo.
L’industrializzazione e la nascita del proibizionismo
I primi anni del XX secolo furono forieri di cambiamenti riguardo l’intero assetto socioeconomico mondiale iniziando a plasmare un nuovo tipo di società sostenuta anche dall’avvento dei moderni mezzi di comunicazione di massa. In questo periodo, le grandi aziende mondiali iniziarono a mutare l’approccio produttivo in virtù della possibilità di capitalizzare le risorse per poterne trarre il massimo profitto. La cannabis rappresentava un elemento scomodo per le grandi industrie, poiché non richiedeva particolari strumenti industriali per la sua coltivazione e lavorazione. Per questo motivo, le grandi industrie cominciarono a puntare i loro investimenti sulle fibre sintetiche, sfruttando le quali non era alla portata di tutti, a differenza della cannabis. Gli interessi socioeconomici, nati in seno alla cultura dell’industrializzazione, giocarono un ruolo cruciale per la propaganda proibizionista che cominciava a configurarsi nell’America del primissimo Novecento.
La “guerra alla cannabis”
Fino a questo momento la cannabis non era mai stata oggetto di nessuna legislazione e veniva considerata come una sostanza innocua. Iniziò così quella che possiamo definire come “guerra alla cannabis”, guerra che tutt’oggi non ha ancora trovato una conclusione. Per la prima volta nella storia, anche i mezzi di comunicazione iniziarono a parlare di cannabis. Tale concatenazione di eventi (l’avvento dell’industrializzazione, i nuovi mezzi di comunicazione e diffusione di massa) portò ad un sensibile cambiamento di rotta riguardo alla libera circolazione della cannabis.
Gli interessi economici e la demonizzazione della cannabis
I magnati dell’industria, i “nuovi ricchi”, si coalizzarono con lo scopo di azzerare la produzione della cannabis. Questa risorsa, che possiamo definire a tutti gli effetti “polivalente”, avrebbe infatti giocato a sfavore dei loro interessi e al contempo non avrebbe potuto garantire il monopolio delle materie prime. Il principale attivista della campagna proibizionista fu Harry Anslinger. Volto già noto per le sue battaglie contro le sostanze alcoliche che però non ebbero un grande successo ma dove comunque riuscì a mettersi in mostra per la sua determinazione.
La nascita del proibizionismo inizia ufficialmente nel 1930. Venne fondato il Federal Bereau of Narcotis sotto la guida del Ministero delle Finanze degli Stati Uniti d’America. Grazie alla retorica della paura, Anslinger lanciò la sua campagna contro la cannabis, descrivendola come una droga pericolosa e mortale, capace di corrompere la mente dei giovani e di provocare deliri e allucinazioni. La propaganda proibizionista di Anslinger riuscì ad ottenere il consenso dell’opinione pubblica, il che portò alla nascita della Marihuana Tax Act nel 1937, la prima legge che puniva il possesso e la coltivazione della cannabis.
L’influenza dell’industria farmaceutica
Gli interessi economici non si fermarono alle grandi industrie, ma coinvolsero anche il settore farmaceutico. Infatti, fino agli anni ’30, i produttori di medicinali utilizzavano la cannabis per la produzione di rimedi contro il dolore, l’insonnia e altre malattie. Tuttavia, con la nascita del proibizionismo, l’industria farmaceutica si allineò alla propaganda anti-cannabis. Gli interessi economici dell’industria farmaceutica erano infatti legati alla possibilità di sviluppare farmaci sintetici e brevettabili, molto più redditizi rispetto ai rimedi naturali a base di cannabis.
La cannabis oggi
Oggi, la cannabis è ancora considerata una droga illecita in molti paesi del mondo, ma la situazione sta gradualmente cambiando. In alcune nazioni, come il Canada, l’uso della cannabis a scopo terapeutico e ricreativo è legalizzato. Tuttavia, nonostante ciò, gli interessi economici continuano a giocare un ruolo importante nella regolamentazione della cannabis. Le grandi industrie farmaceutiche e della fibra sintetica sono sempre alla ricerca di modi per capitalizzare la produzione della cannabis, mentre i produttori di cannabis e di prodotti a base di cannabis lottano per la legalizzazione e la liberalizzazione del mercato.
In conclusione, gli interessi economici hanno influenzato in modo determinante la demonizzazione della cannabis nel corso del XX secolo. La sua criminalizzazione è motivata da un mix di interessi economici e propaganda anti-cannabis, che hanno portato alla nascita del proibizionismo. Tuttavia, oggi la cannabis sta gradualmente diventando un’industria legale e regolamentata, che potrebbe avere effetti benefici sulla salute e sull’economia globale.